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PRIMA COMMEMORAZIONE DEL 4 NOVEMBRE
1990
Prima commemorazione del 4 Novembre 1918, giorno in cui si ricorda la firma dell’armistizio con l’Austria e in pratica la fine della prima guerra mondiale che vide la vittoria dell’Italia sull’Austria.
Da diversi anni, in tutta Italia, questa è l’occasione in cui si ricordano anche gli altri conflitti e perciò la giornata viene definita anche “Festa delle forze armate”.
Questa è la commemorazione tenuta a due mesi dall’elezione a Sindaco, prima di una lunga serie di commemorazioni del 4 Novembre.
Si riporta qui di seguito:
Cittadini,
è con particolare commozione che per la prima volta mi accingo a commemorare la data della Vittoria del 4 Novembre 1918, un momento tanto importante della nostra storia patria che ci vide e ci vede uniti come poche volte nell’esaltare un avvenimento che con il passare del tempo si è mitizzato divenendo simbolo di unità nazionale, di solidarietà nazionale, di vicinanza alle Forze Armate, di grata memoria per i tanti che hanno combattuto, hanno sofferto e si sono sacrificati perché erano sicuri di dare alle generazioni successive un avvenire migliore in una Patria definitivamente liberata da qualsiasi dominio straniero.
E’ inutile ricordare le tappe di quegli avvenimenti tanto dolorosi, ormai affidati alle pagine dei libri di storia che dalla fanciullezza alla giovinezza tutti gli studenti vedono passare davanti ai loro occhi: pagine per loro forse come tante altre, ma che possono diventare vive e che possono meglio capire proprio in questa giornata in cui da Redipuglia all’Altare della Patria, al più sperduto paese, non c’è angolo della nostra Penisola in cui il ricordo della vittoria dei nostri soldati nella prima guerra mondiale non venga vissuto con tanta partecipazione, senza quegli steccati che purtroppo così spesso hanno diviso gli italiani anche in maniera spesso drammatica e dolorosa.
Proprio perché questo rappresenta un momento forse unico della storia italiana, le stesse Autorità dello Stato e gran parte dell’opinione pubblica l’hanno elevato a simbolo di concordia spogliandolo un po’ di quel significato di rivincita verso i popoli oggi nostri amici ed elevandolo a festa dell’Unità Nazionale.
A nessuno perciò è sfuggito il fatto che quel ricordo ci accumuna tutti. Ed assume un significato che va al di là ed al di sopra di quei tragici fatti del 15/18, ma proprio perché tanto tragici non si può permettere alla nostra memoria di dimenticare il sacrificio e le inenarrabili sofferenze patite da quei nostri progenitori: disumane condizioni di vita nelle trincee, difficoltà di vettovagliamento, scarsità di cibo, lontananza dalle proprie case e impossibilità di contatti con le famiglie; a volte anche inutili battaglie che facevano aumentare il numero dei morti senza che si facesse un passo avanti.
Tutto questo, o soprattutto questo, bisogna ricordarlo con forza per riuscire a capire fino in fondo lo sforzo e l’eccezionalità del risultato di Vittorio Veneto.
Anche se con un certo ritardo bene hanno fatto le Autorità di Governo a concedere a tutti, reduci di quel lontano conflitto, il Cavalierato di Vittorio Veneto istituito appositamente per loro e che Aquino ha voluto anch’essa ricordare con l’intitolazione di una strada, perché la memoria di queste nostre vecchie querce si prolungasse oltre la loro stessa esistenza; una esistenza che fino ad oggi è servita anche a tenere viva la memoria di fatti ed episodi tragici, veramente vissuti sulla propria pelle, al di là delle fredde pagine di un libro di storia.
E se di una cosa ci rammarichiamo nella celebrazione di quest’anno è proprio dell’assenza degli ultimi testimoni di quei lontani eventi.
Fino a qualche anno fa, anche se sempre più acciaccati, non mancavano mai a questa commemorazione che in loro risvegliava sì dolorosi ricordi, ma certamente anche l’orgoglio di essere stati partecipi di quella vittoria e di quella bella pagina di storia.
Come candele sempre più consumate, negli ultimi anni uno ad uno, quasi tutti questi nostri cavalieri se ne sono andati, lasciando a noi il compito di non dimenticarli ma soprattutto di non dimenticare quanto hanno fatto loro e le centinaia di migliaia dei loro compagni, che, come dicevo prima, compirono il miracolo di far sentire gli italiani veramente uniti e concordi.
Quella unità nazionale di cui parlavo prima e di cui oggi si avverte una necessità e una urgenza sempre più acuta: proprio oggi in cui viene rimesso in discussione il processo unitario iniziato appena nel secolo scorso e conclusosi materialmente con la vittoria del 4 Novembre.
Un divario tra nord e sud ancora lontano dall’essere superato a causa anche di una criminalità organizzata sempre più proterva e padrona del campo; una presenza dello Stato non sempre soddisfacente; uno sviluppo industriale che sembra essersi bloccato, compromettono sempre di più la fiducia in un superamento definitivo degli ostacoli che hanno impedito e impediscono l’unità sociale, economica e soprattutto psicologica tra le due Italie.
Tra le altre cose poi la nascita e la proliferazione delle Leghe del Nord non servono a rasserenare gli animi più diffidenti che non si sono mai del tutto integrati col resto della popolazione.
E’ antistorico oggi parlare di divisione in un’epoca in cui tutto si unifica e si uniforma, ma errori reali e strumentalizzazioni interessate fanno sì che questo fantasma aleggi sempre attorno a noi come Italiani e anche purtroppo come cittadini di Aquino che non riescono ancora a ritrovare concordia e unità d’intenti dopo le più che legittime battaglie politiche, che proprio perché legittime devono avere una durata limitata e non perpetuarsi all’infinito perché non è tollerabile e non è giusto che una comunità ristretta e solidale come quella di Aquino resti così divisa per gioghi di potere e l’interesse di poche persone.
Unità anche per noi dunque, in questa giornata che commemora i caduti di tutte le guerre che sono morti anche per questo, caduti che facevano parte di un esercito che pur non sempre ben trattato, ha dato nelle diverse occasioni, testimonianza di valore e di eroismo nonostante le note vicende dell’ultimo conflitto mondiale.
Oggi le Forse Armate italiane a cui in questa giornata rivolgiamo il nostro grato pensiero, sono forza di pace e di salvaguardia dell’indipendenza nazionale.
Questo compito hanno svolto egregiamente in Patria e in diverse occasioni anche fuori dai confini nel rispetto delle alleanze internazionali e dai dettami della Costituzione Repubblicana.
A differenza di altre forze armate di paesi vicini e lontani, esse non sono mai state né forza di repressione né forza di occupazione bensì veramente strumento di pace e solidarietà.
Tutti ricordiamo la loro abnegazione nei momenti di bisogno del nostro paese, in modo particolare in occasione dei momenti tristi in cui le calamità naturali ci hanno colpito.
Sempre in prima linea e sempre senza condizioni particolari in soccorso del loro popolo, mai dimenticando però il loro compito istituzionale. La loro preparazione e la loro fermezza nell’ambito delle alleanze di cui liberamente facciamo parte, hanno contribuito non poco al verificarsi degli eccezionali avvenimenti degli ultimi tempi che hanno visto la fine della guerra fredda e la vittoria non solo della distensione ma anche della collaborazione con paesi vicini da cui non ci sentiamo più minacciati perché rapidamente e con spinte realmente popolari stanno raggiungendo la piena libertà e la completa autodeterminazione.
E’ un momento di grandi e inaspettati sviluppi che fanno tirare un sospiro di sollievo a noi e alle nostre Forze Armate sempre meno chiamate a compiti offensivi, anche se schegge impazzite e del tutto sfuggite al controllo delle grandi potenze ci richiamano continuamente alla triste realtà di despoti che irresponsabilmente mettono in pericolo la pace così faticosamente conquistata, per cui, nel rispetto delle alleanze e degli impegni, anche parte dei nostri militari sono impegnati, per opporsi, insieme a quelli di altri paesi amici, a soprusi che costituiscono un grave pericolo anche per il nostro Paese.
Siamo certi che sarà fatto il possibile per bloccare avventurismi di qualsiasi tipo, per proseguire lungo il cammino di una pace globale in un processo di distensione piena, ormai avviato e certamente irreversibile.
La nostra speranza è che una giornata come quella di oggi rimanga unica, e che il passato rimanga un ricordo da tener desto nella nostra memoria, ma senza paure e senza timori di doverlo un giorno rivivere col suo carico di lutti e dolori.
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