INDIETRO

INAUGURAZIONE

VI CONVEGNO GERIATRICO

16 Aprile 2004

 

       Ha superato la decima edizione il convegno sulla geriatria organizzato dal servizio integrato di Aquino e per esso dal responsabile dott. Luigi Di Cioccio, con sede nella struttura sanitaria denominata “Dottore Angelico” in Viale Manzoni ad Aquino.
La struttura sanitaria è nata a suo tempo anche con la fattiva collaborazione politica e finanziaria del Comune, che nel 2000 al centro donò anche ……
Il Convegno di anno in anno, ha visto crescere sempre più la sua importanza anche per la partecipazione di relatori specialistici sempre più qualificati.
Questo il saluto introduttivo ai lavori del VI Convegno la cui apertura come di consueto da diverse edizioni, si è tenuta nella navata centrale della Chiesa della Madonna della Libera.

 

         E’ con grande soddisfazione che saluto tutti e vi do il benvenuto nella mia Città, che per la sesta volta ospita questo congresso che, oggi, a ben ragione, può fregiarsi del titolo di “congresso nazionale” documentato dagli alti riconoscimenti che gli sono stati conferiti dalle alte cariche dello Stato, dalla presenza di qualificati rappresentanti delle Istituzioni, dalla presenza nella loro veste ufficiale degli amici sindaci del circondario e non solo, che hanno voluto partecipare a questa cerimonia di inaugurazione con i gonfaloni delle loro Città.
Per questo quale sindaco ospitante, li ringrazio e li saluto.
La vostra presenza è segno tangibile dell’importanza che questo simposio medico-scientifico ha raggiunto e che vuole mantenere nel tempo.
Ma la più eloquente testimonianza della forte credibilità di questo convegno, è l’alto numero dei relatori, tutti qualificati conoscitori della materia trattata, e soprattutto l’elevato numero degli iscritti, che da oggi a sabato illustreranno e metteranno a confronto ricerche inerenti il campo così vasto della patologia del corpo, della mente e anche dello “spirito” del paziente anziano.
Siamo soddisfatti ovviamente per questi traguardi forse all’inizio inaspettati, ma siamo anche consapevoli del sempre maggiore impegno che la civica Amministrazione dovrà assumere perché questo evento conservi negli anni il ruolo che ha saputo conquistarsi.
Un ruolo di grande prestigio che ha saputo raggiungere grazie all’intuizione, all’entusiasmo e alla vulcanica iniziativa di chi questo evento ha ideato, ha iniziato e fatto crescere a questi livelli; mi riferisco naturalmente al dottor Luigi Di Cioccio che nel non lontano 1999, dava vita al primo convegno geriatrico che in così pochi anni ha percorso un lungo cammino, per fortuna non allontanandosi mai da questa Città e non dimenticando mai, che il tutto è partito dalla realizzazione nella struttura sanitaria che esiste in questo Comune, del centro geriatrico prima e di tutta una serie di servizi per la persona anziana poi, che, come molti ormai sanno, da questi servizi s’è vista alleviare la fatica degli anni che passano.
Questa è storia nota e la Città ha riconosciuto i dovuti meriti all’opera del responsabile principale di questo convegno, concedendogli la cittadinanza onoraria, riconoscimento prestigioso pensiamo, che lui condivide solo con un’altra persona, un confratello di quel Tommaso d’Aquino cui con l’appellativo di “dottore Angelico”, è intitolato questo Convegno, come anche il centro sanitario di Aquino.
Oggi, come allora, pensiamo non ci sia migliore intitolazione avendo da sempre, San Tommaso, la protezione della nostra mente, secondo una secolare tradizione popolare, che nasceva naturalmente dall’acclarata fama di intelligenza eccezionale.
Ovviamente, anche per gli uomini che hanno il dono della fede, non basta questa protezione a salvaguardarli dagli attacchi che possono subire le nostre facoltà mentali e non, nel corso degli anni, e in modo particolare negli anni dell’età avanzata (la vecchiaia, parola che nessuno vuol più sentire), e allora, al di là della protezione di San Tommaso, ci siete voi, uomini e donne, medici e paramedici, ricercatori e scienziati che dovete coadiuvare “il dottore angelico” a dare ascolto a chi gli chiede protezione; ci siete voi, uomini e donne investiti di una missione che non devo essere certo io a dover dire quanto importante e grandiosa: perché, risparmiare o alleviare sofferenze a tutti, ma soprattutto a chi è già sofferente, non fosse altro che per l’età, è opera importante e meritoria; tutti sappiamo quanto a voi si guardi e come i sofferenti e quelli che con loro soffrono, vi si affidino in totale abbandono perché voi rappresentate la loro speranza per poter concludere una vita in serenità, ma soprattutto con dignità.
“La geriatria per la longevità”, è il titolo di questo Convegno.
Questo sta a significare che parliamo di tutto quell’insieme di “ricerca medica” per allungare la vita, per dare ad ognuno di noi la possibilità di godere il più a lungo possibile del principale bene che abbiamo.
Ma la domanda oggi, è la stessa per tutti: quale longevità, come saranno questi anni aggiunti alla nostra vita? Vale la pena di viverla con dignità o si deve viverla comunque? Sono aspetti che in qualche modo si dibatteranno anche in questo Convegno e io non sono certo uno specialista in questa problematica tanto da potermi inserire nel dibattito; ma, come amministratore, come tutti gli amministratori pubblici, come rappresentanti dell’uomo della strada che raccogliamo le istanze degli uomini della strada sulle difficoltà dell’età avanzata, difficoltà che si fanno più complesse mano mano che si allunga la vita, le raccogliamo queste istanze e le sottoponiamo all’attenzione, all’esame e alla riflessione nostra e vostra, perché la parte della vita di cui si sta trattando, è la parte meno trattata, è la meno considerata; nonostante sia la fetta della Società che ha subito e subisce i maggiori traumi psicologici e non solo, dalla rivoluzione epocale che si è consumata negli ultimi decenni, soprattutto a suo danno.
Ecco allora la paura che la “longevità” in realtà si trasformi solo in una conquista medico-scientifica e non in una conquista umana.
Perché le debolezze fisiche, psicologiche e sociali che l’anziano si porta appresso sono tante, e l’attenzione, compresa l’attenzione sanitaria, spesso è presente solo a volte e solo per poco.
Perché tutti noi sappiamo che qualsiasi disabilità, è aggravata dagli anni, e qualsiasi disabilità provoca altre patologie se non sostenuta dalla solidarietà familiare e sociale.
Così, probabilmente si spiegano i sempre più numerosi rifiuti di interventi sanitari parzialmente disabilitanti, che bloccano sì, delle patologie in atto, ma che ne aprono altre e più durature e umilianti, se a fianco di questi interventi non ce ne sono altri, di altro tipo, che diventano effettivamente complessi in una società come la nostra dominata dal trinomio “giovinezza – bellezza – efficienza”.
La classe medica dirà che quello che le compete e che sta raggiungendo con successo, è comunque la prevenzione e la cura della patologia e di conseguenza l’allungamento della vita, ed è ovviamente vero questo, ma nemmeno la classe medica può tirarsi indietro da tutto il resto; non può tirarsi indietro dall’assistenza, diciamo così, parallela: dall’”assistenza globale” come recita il tema del convegno di quest’anno, una globalità che è ormai anche di tutta la società.
Un’assistenza globale che sia però reale e che inizi realmente già dall’ospedale, perché se l’anziano malato è ben curato e soprattutto ben ascoltato nella casa di cura o nell’ambulatorio, sicuramente ne uscirà più preparato anche per affrontare l’assistenza a domicilio o residenza sanitaria che sia e sarà maggiormente capace anche di affrontare “l’assistenza”, tra virgolette, di questa società che non sempre è benevola nei suoi confronti.
Certo ci vuole anche tanto impegno da parte della Società istituzionale rappresentata anche da me, ma il punto di avvio, il punto di riferimento è, ancora oggi, e lo sarà anche nel futuro, è ancora oggi rappresentato da voi.
Se l’assistenza sarà realmente globale, avremo tutti adempiuto al mandato professionale, politico, e umano di cui ognuno di noi, compreso il normale cittadino, è destinatario.
Questo non vuole essere un richiamo naturalmente, ma un invito perché ognuno non sprechi i talenti che ha avuto in dono; quei talenti, che nel nostro caso servono per una giusta e nobilissima causa; il soccorso che noi siamo capaci di dare, a chi è più debole di noi e ha bisogno della nostra opera.
E’ un invito che rivolgo non solo a voi, operatori sanitari, ma anche, perché noi non vogliamo chiamarci fuori, un invito a noi, rappresentanti della cosa pubblica.

INDIETRO