Gentili ospiti,signori relatori, cultori della storia, religiosi, colleghi amministratori. E ’ con particolare piacere che Vi porgo il mio saluto e quello dell' Amministrazione di questa Città, che oggi e domani, è la Città di Costanzo, un umile uomo di Chiesa che quindici secoli fa, fu chiamato a governare un gregge disperso, spaurito, nel momento di un trapasso epocale, tra la fine di un mondo che era stato grande per gli uomini, e l ’inizio e l affermazione di un nuovo mondo che sarebbe stato grande e duraturo anche per lo spirito, per la cultura, per quei grandi valori umani che avrebbe diffuso per tutta la terra.
E' con tale consapevolezza, che presento oggi questa manifestazione dedicata a Costanzo, vescovo di Aquino nel VI secolo, uno dei primi dell ’antichissima diocesi aquinate, e non è senza significato, che proprio a lui, la sua antica città ha voluto dedicare la prima celebrazione culturale del grande Giubileo del 2000.
E, a ben guardare, non poteva essere che così, e non perché la storia di Aquino sia iniziata allora, anzi, come sappiamo, in quel periodo, dopo i fasti dell'epoca repubblicana e imperiale, era in decadenza ed in procinto di essere distrutta dai Longobardi, ma perché, nel cominciare a rievocare la storia di questa Città, e chiamati a tracciare un consuntivo del tempo vissuto, come è giusto fare, e come tanti si accingono a fare in questa scadenza bimillenaria, non si poteva che partire da chi, nelle nostre terre, rappresentava questo nuovo mondo e la nuova Istituzione.
Quella Istituzione che sarebbe stata poi chiamata a regolare il corso del tempo, dei giorni, degli anni, con il nuovo calendario ed a stabilire il conteggio dei secoli e dei millenni, dalla nascita del fondatore di questa nuova e tanto diversa Istituzione che è la Chiesa.
Una Istituzione che ha operato non solo nel campo della fede e dello spirito, ma in quello della grande cultura, ripresa anche da quello che di meglio aveva prodotto la civiltà romana, come la lingua, il diritto, l ’architettura,la scultura, la produzione letteraria, tra l’altro, da noi conosciuta proprio per suo merito.
Perciò, anche se nel nostro “rivivere la storia ” nel corso dell'anno 2000 andremoanche a ritroso, il nostro consuntivo del “tempo vissuto ”, non poteva che iniziare dal personaggio più rappresentativo del primo millennio della nostra Chiesa locale.
Un personaggio dai contorni sfumati, ma nemmeno troppo, che è anche il simbolo di una realtà territoriale qual era quella della diocesi da poco nata, che rappresentava anche l'integrità del vasto territorio che si chiamava Aquinum, e che poi avrebbe costituito parte della Contea di Aquino.
Una Chiesa che comprendeva i centri che già in qualche modo si erano costituiti dopo la fine dell'impero romano, e quelli che sarebbero nati nei secoli successivi.
Questi erano, e sono stati fino a poco tempo fa, Arce, Castrocielo, Colfelice, Colle San Magno, Esperia, Pico, Piedimonte San Germano, Roccadarce, Roccasecca, Santopadre, Terelle, Villa S Lucia. Questa, come si sarà capito, è una delle ragioni, come dice il titolo di questo intervento, del presente convegno.
Ma ce ne sono altre di ragioni, e, ovviamente ognuna concatenata all'altra; una è, se così si può dire, sentimentale, che riguarda me come cittadino di questa Città, come, penso, tanti altri cittadini che da sempre hanno festeggiato il loro santo compatrono, il 1° settembre e che, come è capitato a me in famiglia, hanno vissuto da bambini e adolescenti vicino ai vari Costanzo e Costanza, senza sapere molto di questo loro vescovo-santo vissuto tanto tempo fa.
Oggi, anche se questo nome, di classica bellezza, non va più per la maggiore, sostituito dai tanti nomi di passaggio, da primo cittadino vorrei cercare di porre rimedio a questa lacuna culturale, per venire incontro alla curiosità e all'esigenza di conoscere più da vicino un uomo umile e vigile che ha esercitato la sua missione in tempi difficilissimi, vicino, tra l ’altro, ad un personaggio che ha raggiunto fama ed importanza universali.
Si sono susseguite negli anni, con noi, e prima di noi, le omelie del primo settembre, che hanno sempre ripetuto, e tanti di noi lo ricordano a memoria, le espressioni dei Dialoghi di Gregorio Magno relative a San Costanzo:“uomini pii e veraci, riferiscono che, nel giorno della sua morte, mentre questo padre amabilissimo veniva pianto dai fedeli che lo attorniavano, era sul punto di lasciarli, lo interrogavano tra le lacrime con queste parole ‘Padre, chi avremo dopo di te?" Ad essi, Costanzo, mosso da spirito profetico, rispose dicendo: ‘dopo Costanzo,uno stalliere; dopo lo stalliere, un tintore di panni.Abbiti ancora questo, o Aquino ’.‘’Pronunciate queste parole, esalò l’ultimo respiro ”.
Questo, è quello che hanno sempre sentito i suoi concittadini, e non molto altro,ignorando, come molti non addetti ai lavori, anche tra quelli che sono qui questa sera, che Costanzo, non solo è stato contemporaneo di Benedetto da Norcia, ma, a detta di diversi studiosi, tra cui principalmente il benedettino arcivescovo di Milano cardinale Schuster, nella sua biografia del primo abate di Montecassino, che lo stesso territorio di Montecassino era nella circoscrizione episcopale del vescovo di Aquino. Per questo dallo stesso Costanzo, Benedetto da Norcia, proveniente da Subiaco, avrebbe avuto il permesso ecclesiastico per fondare il suo monastero, e addirittura, da lui stesso, gli sarebbe stata conferita la missione di convertire i pagani che abitavano l’arce cassinese e che ancora adoravano le divinità romane.‘Allo stesso vescovo Costanzo", afferma Schuster, “rimangono tutti i diritti episcopali. Tocca a lui di consacrare i nuovi oratori eretti da San Benedetto sull'acropoli cassinese, com'è suo ufficio, di battezzare e confermare i pagani convertiti.
Ugualmente a lui, sono riservate le ordinazioni dei preti e dei diaconi, anche nell'ipotesi che la nuova fondazione monastica di Casinum, abbia ricevuto dal romano pontefice, una specie di privilegio di esenzione dall'autorità episcopale per quanto concerneva l ’ordinamento interno del cenobio ”. E in altri punti della sua biografia, viene rilevato come Benedetto dipendesse Canonicamente da Costanzo, e con lui avesse speciali vincoli di carità, e lo stesso vescovo di Aquino ricorresse di sovente ai suoi poteri taumaturgici, come nel noto caso dell'indemoniato che gli inviò al monastero perché lo guarisse, caso, documentato anche in una formella dell'antico portale bronzeo della chiesa dell'Abbazia.
Penso che pochi conoscano questi fatti della vita di San Costanzo, di così rilevante importanza, e quanto dovrebbe essere stata determinante la sua azione pastorale nella nascita dell'abbazia di Montecassino e quindi, dell'ordine benedettino. Un merito questo di cui non si è mai parlato, perché mai ci si è occupati in maniera approfondita, della sua vita. Ecco perciò, l ’altro motivo di questo convegno: studiare più a fondo la sua figura,il suo tempo, e il territorio di cui è stato pastore e promuovere quegli studi e quelle ricerche indispensabili per avere una conoscenza, la più ampia possibile del suo operato, e riconoscergli quei meriti che sicuramente ha avuto, e che a tutt'oggi sono misconosciuti, e dare poi a quanti lo desiderano, materia e documentazione perché, anche questo cono d ’ombra storico, mostri maggiore chiarezza.
Oggi, dopo quindici secoli, e con le perfezionate capacità d ’indagine, questo è più fattibile, e sicuramente i ricercatori presenti a questo convegno, dovrebbero renderlo possibile. Penso che, se faremo questo, avremo riparato ad un lungo peccato d ’omissione, e sicuramente avremo dato il giusto riconoscimento a quelli che, pur nel silenzio della storia, hanno contribuito anche loro, a tessere la tela delle grandi svolte.
Del resto, lo stesso Costanzo, con la sua presenza fisica, per millecinquecento anni ha accompagnato le vicende belle, ma soprattutto dolorose del suo popolo. ` Infatti, e se ne parlerà in questa due giorni di studi, il suo stesso corpo ha “vagato", se cosi si può dire, attraverso le varie sedi della sua cattedrale che, per motivi quasi sempre drammatici, si sono spostate in vari punti della Città, fino alla penultima sede, quella sede distrutta dai bombardamenti del ’44 e da cui furono fortunosamente recuperate le reliquie traslate nella nuova cattedrale, ricostruita alla fine degli anni ’50. Si spera, e questa Amministrazione lo chiede ancora una volta ai responsabili della Chiesa locale, che nel corso del 2000 insieme alla reliquia della costola del cuore di San Tommaso, possano essere esposte in permanenza alla vista ed alla venerazione dei fedeli e dei pellegrini del Giubileo.
E nemmeno le vicende legate ai resti del suo corpo, possono ancora dirsi concluse; appena tre anni fa, per caso, nel corso di alcuni lavori di restauro nella torre del castello, è stata ritrovata l ’epigrafe originale che per tanti secoli ha ricoperto la sua tomba e che abbiamo ritenuto giusto e se vogliamo, anche suggestivo, esporre in questa sala nel corso di questo Convegno.
La esporremo questa epigrafe, permanentemente nell'apposita sezione del Museo della Città, attualmente in fase di completamento per quanto riguarda tutti gli spazi esterni. L ’allestimento è quasi pronto, e sicuramente verrà inaugurato nel corso dell'anno 2000, che insieme a quest'opera di grande valore culturale e documentale, vedrà anche la conclusione del restauro “giubilare ” della Chiesa romanica della Libera, e della via più vecchia dell'Aquino medievale, che proprio a San Costanzo è intitolatae che attraversa la parte interna dei resti del Castello dei Conti d'Aquino, anch'essi interessati a interventi di risanamento, unitamente alla realizzazione del grande parco storico del Vallone, su cui si affacciano queste testimonianze dei nostri due patroni, Costanzo e Tommaso; quel Tommaso le cui vicende al contrario di Costanzo, sono, come sappiamo, tanto più documentate, e che la sua Città non ha mai dimenticato di celebrare.
Anche a Tommaso naturalmente, dedicheremo, anche nel 2000, ricordi adeguati alla sua statura; tra questi, il solenne riconoscimento, anche con il conferimento della cittadinanza onoraria di questa Città, a colui che oggi può essere considerato il più autorevole interprete del suo pensiero, e che ci sarà indicato da istituzioni tomistiche internazionali; come ugualmente, non dimenticheremo di ricordare la nostra storia precedente all'avvento del Cristianesimo, ed al suo rappresentante più insigne, quel Decimo Giunio Giovenale, conosciuto per la sua “indignatio” contro il pensiero corrotto di quell'epoca, quasi un precursore di quell'ordine morale che si sarebbe poi affermato a Roma e nell'impero in decadenza.
Anche di lui, ripercorreremo la vita, anche qui poco documentata, il suo tempo, e soprattutto i suoi luoghi. Ma non mancheranno, i ricordi delle piccole storie e della storia meno eclatante; il ricordo di quanti collettivamente e senza lasciare tracce personali, hanno operato e faticato perché noi oggi, fossimo quello che siamo. Perché, guardarsi indietro in occasione di una data epocale, come la fine di un millennio, è sicuramente un dovere, e rivivere in qualche modo la propria storia, costituisce per tutti, un invito ed uno sprone ad andare avanti per superare le nostre pigrizie e costruire quello di cui siamo certamente capaci; ognuno con le risorse di cui è stato dotato, e non sono poche.
Basta guardarsi intorno e vedere che cosa, l ’uomo, è stato capace di realizzare. Ecco, ho spiegato sommariamente le ragioni del convegno: anche noi, iniziando da un uomo umile e “amabilissimo”, e che “veniva pianto dai fedeli", come dice Gregorio Magno, vogliamo partecipare e dare il nostro contributo a questa grande rievocazione della storia dell'Uomo, che ha urgente bisogno di riconciliarsi con i suoi predecessori, ma soprattutto con se stesso e con i suoi contemporanei.