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L’ARCO DI MARCANTONIO

 

         Di fianco alla chiesa della Madonna della Libera, e a pochi metri da essa, è visibile parte di un arco onorario romano, sicuramente il più noto monumento della antica Aquinum anche perché è l’unico di questo tipo esistente nella nostra Provincia (e non solo).


         E’ visibile solo in parte perché per tre quarti è sepolto nel letto di uno dei rami delle “forme di Aquino”, deviatovi probabilmente tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo quando molti monumenti romani considerati come un retaggio del paganesimo, o venivano smantellati o adoperati per fini completamente diversi da quelli per cui erano stati ideati e realizzati.


         Posto a cavallo della via Latina (anche se questo dato non è certissimo e lo si potrà confermare solo dopo gli scavi che si faranno non appena sarà deviato il corso d’acqua (operazione che in un prossimo futuro potrebbe concretizzarsi) nel punto in cui questa risaliva la depressione sotto l’ingresso di Aquinum per avviarsi verso Casinum e quindi Capua, da secoli ha funzione di chiusa d’acqua ad uso di una cartiera situata nei pressi e prima ancora, di mulini.


         La leggenda ammanta la nascita e l’esistenza del monumento.
         Questa vuole che l’arco sia stato eretto in onore del celeberrimo console Marcantonio e addirittura in una sola notte. Infatti, ancora oggi, l’arco onorario è chiamato “di Marcantonio”. Pare che il triumviro tornasse a Roma da Casinum, dove era stato ospite nella villa di Varrone, e volendo onorarlo, gli Aquinati abbiano eretto l’arco che porta il suo nome.


         Questo fatto avrebbe provocato l’ironia di Cicerone che in un passo delle “Filippiche” definisce stolti gli Aquinati che tuttavia almeno abitavano lungo la via (e quindi, diciamo noi, avevano dovuto fare poca fatica per andare a rendere omaggio al console); “Molto più stolti gli Anagnini che per assistere a quel passaggio dovettero fare un bel po’ di strada”.


         Ma al di là della leggenda, resta lo stato attuale del celebre arco, non certamente consono alla sua importanza. Tra l’altro un magnifico capitello corinzio è stato semidistrutto da un proiettile che l’ha colpito, nel corso dell’ultima guerra in cui è stata coinvolta anche la vicina chiesa.
         Il monumento è costruito in opera quadrata di travertino.


         L’arco è a tutto sesto ed è poggiato su colonne incassate e terminanti con capitelli ionici.


         Sui quattro spigoli la costruzione è chiusa da semicolonne binate con grossi capitelli corinzi.
         L’attico (la parte superiore) non è conservato (sicuramente c’era, come testimonia anche un disegno eseguito da Giuliano da Sangallo), ma potrebbe essere precipitato nel corso d’acqua sottostante e fra non molto potrebbe essere recuperato.
         L’arco ha una larghezza di oltre sei metri e i fianchi di quasi due.


Del basamento non si può dare nessuna descrizione, almeno fino a quando non verrà avviata un’opera di completo recupero, anche se comunque la staticità dell’importante monumento oggi è assicurata, dopo il restauro a cui è stato sottoposto alcuni anni fa.

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