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LA PORTA DI SAN LORENZO
E’ l’unico monumento della città Romana giunto fino a noi praticamente integro. E non si capisce nemmeno come sia riuscito a salvarsi, vista la distruzione voluta e sistematica di tutti gli altri edifici della città, anche molto più importanti, vedasi il Capitolium.
Ma è così e non possiamo che rallegrarcene, anche se questo è un altro dei tanti misteri ancora irrisolti che circondano la nostra città. La Porta Capuana, più tardi detta anche di San Lorenzo per la vicinanza di una piccola chiesa con questo nome, si chiamava così proprio perché da essa si usciva per avviarsi verso il grosso centro di Capua, dove la via Latina si congiungeva all’Appia che proseguiva sino a Brindisi.
Era uno delle quattro di Aquinum: di due non si ha traccia visibile; dell’altra, detta Romana perché si apriva sempre sulla via Latina verso Roma, rimangono tanti massi ammucchiati alla rinfusa che testimoniano della imponenza di detta porta. Pare che la larghezza totale fosse addirittura di diciotto metri! Fino a qualche decennio fa resistevano ancora diversi filari della costruzione, tolti definitivamente di mezzo pare all’inizio degli anni ’50, all’atto della costruzione della strada provinciale, la stessa che dal casello autostradale porta al centro di Aquino.
La porta di San Lorenzo invece, come s’è detto, si è conservata quasi intatta e recentemente è stata anche sottoposta a lavori di restauro e scavi alla base, che hanno fatto riemergere diversi altri metri della via Latina, che l’attraversava senza interrompersi. La porta è una pesante costruzione cubica, massiccia e isolata, in opera quadrata del solito travertino aquinate. Sui lati orientali e occidentali si aprono gli ingressi, archi a tutto sesto che danno accesso all’ambiente interno con quattro pilastri angolari che sostengono una volta a crociera in opera cementizia. La curvatura della volta che sovrasta i fornici poggia su di un arco di scarico in blocchi di travertino.
Ai lati interni dei fornici vi sono blocchi di pietra con i fori che fungevano da alvei per i cardini dei battenti delle porte. Sono anche conservate le basi su cui poggiavano e ruotavano le porte.
La costruzione si fa risalire all’inizio dell’opera imperiale. Da qui verso sud c’è poi, abbastanza ben conservato, un lungo tratto delle mura della città, della lunghezza di circa trecento metri.
Il lungo serpentone bianco si snoda attraverso i campi e lungo filari di viti. In alcuni punti il tratto delle mura conservatosi è alto fino a quattro metri.
Sull’altro lato invece non si notano tracce visibili. Ci sono soltanto lunghi muri a secco, le cosiddette “macere”, probabilmente insistenti sulle fondazioni della stessa cinta muraria. Poco più avanti, come già accennato in altra parte, sulla destra della via Latina, si notano i ruderi del teatro della città. I resti della costruzione in “opus reticulatum”, sono ancora quasi del tutto coperti da terra di riporto e folta vegetazione, ma si presentano ancora notevoli e abbastanza completi.
La scena dà le spalle alla via consolare e si affaccia proprio su di essa, il che ha fatto supporre che lo stesso teatro sia precedente la costruzione della via latina, verso cui è rivolta tutta la cavea. Della costruzione rimangono i ruderi dei muri dei cunei di sostegno delle gradinate, ognuno lungo circa quattordici metri. Erano collegati da volte a botte di cui resta ancora qualche traccia. Complessivamente il teatro doveva avere una larghezza di 64 metri e sicuramente poteva accogliere un numero considerevole di spettatori.
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