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L’AQUINO ROMANA
Non si hanno notizie della storia più antica di Aquino, né della sua nascita che potrebbe risalire al IV secolo o anche prima. Non si ha notizia di Aquino durante le guerre sannitiche, pur essendo situata in una zona di operazioni belliche. Perciò, diversamente da Fregellae e da Interamna Lirenas, sorte per necessità strategico-militari, nella formazione del centro abitato di Aquinum, in una posizione importante lungo la Via Latina, è da riconoscere piuttosto una ragione di tipo economico-commerciale per rispondere alle necessità di una pianificazione territoriale e di un migliore sfruttamento delle importanti potenzialità agricole della fertile terra.
Le fonti storiche iniziano a parlare di Aquinum in occasione dell’avanzata verso Roma dell’esercito di Annibale nel 211 a.C.. L’esercito cartaginese percorrendo la Via Latina passa ad Aquino e senza assediare la città prosegue verso nord per raggiungere il fiume Liri in territorio di Fregellae dove la marcia subisce un arresto per il taglio del ponte da parte dei Fregellani. Il fatto che Annibale per proseguire sollecitamente la marcia avesse rinunciato ad attaccare la città, fa pensare all’esistenza già in quel tempo di un efficiente sistema di fortificazioni, sicuramente costituito dalla cinta muraria in opera quadrata, di cui resta testimonianza nel troncone di torre ancora visibile sul lato occidentale del circuito, e forse anche dal fossato che cingeva all’esterno le stesse mura.
Dopo la guerra annibalica il Lazio meridionale appare direttamente coinvolto nei sommovimenti connessi con la riforma agraria dei Gracchi e con le lotte per ottenere la cittadinanza. Sono state evidenziate anche per questa zona quelle condizioni proprie che caratterizzano la generale crisi economica, sociale e politica del periodo, derivata dalla conquista romana. All’origine dei conflitti sono le estese aree di ager publicus (terre pubbliche), il cui possesso da parte delle aristocrazie locali, romana e italica, avrebbe favorito la nascita di un sistema ad economia mista, con la gestione della villa signorile associata alla pratica del grande allevamento. In questa situazione si inseriscono le massicce migrazioni verso le colonie della valle del Liri di popolazioni sabelliche (sannitiche beneventano-molisane), in buona parte già culturalmente latinizzate, i cui ceti sociali più elevati seppero integrarsi con la classe dirigente latina già presente in loco e assunsero tendenzialmente una posizione filoromana. La stragrande maggioranza delle classi subalterne, latine e sabelliche, escluse dalla partecipazione attiva al nuovo sistema economico basato sull’accaparramento delle aree di ager publicus, viene a configurarsi come potenziale elemento scatenante della rivolta contro Roma, che esplode dopo il rifiuto del senato romano di concedere la cittadinanza (e quindi i privilegi dei cittadinii di Roma); a capo della rivolta si pone Fregellae che nel 125 a.C. viene totalmente distrutta. L’importante ruolo svolto da quest’ultima in questa fase testimonia la posizione di egemonia politica che essa aveva assunto verso numerose città dell’Italia centro-meridionale e soprattutto nei confronti delle colonie latine. Sulla base di un passo di Strabone è stata teorizzata anche una sua preminenza economica e religiosa sulle città della valle del Liri compresa Aquinum.
Con la scomparsa della potente colonia, Aquino diventa il centro principale della valle del Liri, la vera erede di Fregellae. Gli studiosi sono concordi nel ritenere che dopo il 125 a.C. il suo territorio si sia notevolmente esteso sul lato occidentale incamerando parte dell’agro fregellano, recuperando così quella porzione prima ceduta per la fondazione di Interamna Lirenas. A tal proposito è significativo il fatto che la villa del poeta Giovenale, localizzata in località S. Pietro a Campea, sulla destra del fiume Melfa, abbia potuto far parte di una proprietà del territorio di Fregellae passata poi ad Aquino. L’ipotesi è formulata sull’interpretazione del verso del poeta che menziona la divinità aquinate Ceres Helvina, il cui appellativo consentirebbe di mettere in relazione tale proprietà con la gens Helvia, sicuramente presente a Fregellae; la proprietà sarebbe poi passata alla famiglia di Giovenale. A supportare una tale ipotesi gioverebbe la datazione alta dei resti murari di S. Pietro a Campea, dove è presente un basamento in opera poligonale attribuibile al II sec. a.C. Altri Praedia degli Helvii dovevano trovarsi nelle vicinanze di Arce e forse alle pendici di Monte Leuci a Pontecorvo, ed anche questi, dopo il 125, passano rispettivamente ad Arpino e ad Aquino. Un caso analogo agli Helvii è quello dei Valgii le cui proprietà, una volta situate in settori marginali dell’ager fregellanus, sono da loro ancora possedute al tempo di Cicerone quando già facevano parte dei territori di Arpino e di Aquino.
Riferita ad Aquino è una lettera di Cicerone databile al 63 a.C. indirizzata ai quattuorviri e ai decuriones, rispettivamente il collegio di magistrati e i componenti del senato dell’amministrazione locale. Se veramente i quattuorviri della lettera sono di Aquino avremmo la prova che la città a quel tempo era già un municipio e che tale condizione doveva risalire a dopo le guerre sociali. Sappiamo poi dalle iscrizioni che i cittadini aquinati erano iscritti alla tribù Oufentina.
Sempre Cicerone racconta del passaggio di Marco Antonio ad Aquino nel 44 a.C., ed inveisce contro gli Aquinati, perché, nonostante venissero da costui ignorati, numerosi gli si facevano incontro per salutarlo mentre attraversava la città lungo la Via Latina; il racconto è utile altresì per valutare la consistenza demografica di Aquino che nel brano è definita “municipio popoloso”. Evidentemente gli Aquinati erano apertamente schierati a favore di Marco Antonio e contro Cicerone se ancora l’oratore, in una lettera del 43 a.C., ricorda che ad Aquino e a Fabrateria Nova si stava complottando contro di lui per sopprimerlo; le sue preoccupazioni verso Aquino traspaiono anche in una sua lettera di pochi mesi prima.
Il Liber coloniarum (elenco delle colonie) (p. 229) ricorda che ad Aquino viene costituita una colonia “a triumviris” e la città, come ricordano anche le iscrizioni, risulta governata dai duoviri. Secondo l’ipotesi più attendibile la formazione di questa colonia si può attribuire al Secondo Triumvirato e le assegnazioni di terre si possono forse riferire ai veterani (ex combattenti) di Marco Antonio.
Con la colonia triumvirale il territorio viene riorganizzato sulla base di una centuriazione (divisione di terre), di cui resta memoria nelle strade di campagna allineate alla Via Latina, da riferire appunto alle divisioni agrarie per la distribuzione di terre ai veterani. Da questo evento e fino al tempo di Augusto la città viene abbellita e sottoposta a vari interventi di edilizia pubblica come dimostrano alcuni dei grandi monumenti superstiti. Anche le iscrizioni funerarie rinvenute nelle campagne circostanti indicano la particolare vitalità sociale e religiosa di quel tempo, per esempio nella commistione di usanze sepolcrali, tra le quali quella delle tombe a blocco calcareo con cinerario chiuso da coperchio a forma di omphalòs. Si è pensato che a quel tempo possa risalire anche il particolare impianto urbano della città, tuttavia questa possibilità è ora improbabile dal momento che è stata ipotizzata l’esistenza di una più antica divisione agraria del territorio per limiti paralleli conformati all’orientamento nord-ovest/sud-est dei cardines (le strade che si incrociavano con la via principale, nel caso la via Latina) e della linea delle mura occidentali della città.
Allo stesso periodo va ricondotta anche la notizia tramandata da Orazio dell’esistenza ad Aquinum di una fabbrica specializzata nella produzione di stoffe economiche che imitavano la porpora. Un interessante cenotafio (tomba) che ricorda un mercator purpurarius di Piacenza morto durante il suo viaggio ad Aquino ci fa conoscere che il commercio delle stoffe aquinati era esteso in tutta la Penisola. Secondo Filippo Coarelli questa lavorazione aquinate, assieme a quella di Arpino, sarebbe una continuazione dell’attività delle diffuse manifatture di stoffe di Fregellae, connesse alla massiccia venuta delle popolazioni sabelliche nel II sec. a.C. e alla corrispondenza con le vie di transumanza e con l’allevamento ovino nella zona. Inoltre, il rinvenimento nell’area urbana di Aquinum di alcuni frammenti di piccoli vasi, conservati nel locale Museo della Città, recanti i bolli di almeno tre diversi Rullius, richiamerebbe l’ipotesi di una industria figulina (terracotta) in loco di Caius Rullius Aquinas già in età Repubblicana, o quanto meno dimostrerebbe l’origine aquinate di questo vasaio.
Come colonia Aquino è poi registrata da Plinio e da Tacito, questo ultimo la ricorda quale luogo di segregazione imposto da Otone a Gneo Cornelio Dolabella nel 69 d.C. durante le guerre civili seguite alla successione di Nerone. Per il resto dell’impero non si hanno più notizie di Aquino e la vita nella città si confonde con la storia generale dell’Italia romana.
Come già ricordato in precedenza è certa l’origine aquinate del poeta satirico Giovenale e generalmente accettata quella dell’imperatore Pescennio Negro (Nigro). Alcuni senatori, vissuti tra la fine della Repubblica ed il III sec. d.C., considerati con qualche possibilità oriundi di Aquino sono P. Barronius Barba, i Vicrii e i Caerellii. Tra gli Aquinati appartenenti all’ordine equestre sono da ricordare, tra l’età Augustea e il II sec. d.C., i già menzionati M. Barronius Sura, Q. Decius Saturninus e D. Iunius Iuvenalis, quindi L. Fufidius Proculus e L. Veturius Homuncio e forse un Curtilius.
A partire dal III secolo Aquino dovette risentire della crisi generale che da quel periodo investe il mondo romano, come si deduce anche dalla scarsità dei documenti epigrafici che man mano vengono a mancare del tutto. Le osservazioni di superficie e i relativi reperti archeologici, per altro sporadici, ci fanno capire che il centro urbano subisce una sempre più accentuata contrazione e l’abitato tende ad arroccarsi nel settore orientale (verso i laghi) della città, che è quello che meglio si presta ad essere difeso e che avrà una continuità abitativa fino al Medioevo.
Fonti non ufficiali tendono ad accreditare l’esistenza di cristiani ad Aquino già alla metà del III secolo, ma è solo alla fine del secolo successivo che abbiamo notizie sicure in un carme di Paolino da Nola del 396 dove sono ricordati pellegrini aquinati in visita al sepolcro di papa Felice.
Come per le altre diocesi della zona, la serie dei vescovi sicuri di Aquino inizia nella seconda metà del secolo V, quando si può intravedere una qualche significativa ripresa delle attività nella media valle del Liri dopo le prime invasioni germaniche che soprattutto vedrà emergere proprio Aquino. Il 19 novembre 465 il vescovo di Aquino Constantinus (o Constantius) è presente al concilio presieduto dal papa Ilario in S. Maria Maggiore a Roma. Quasi certamente è lo stesso vescovo che poi partecipa al concilio tenuto in Laterano dal papa Felice III il 13 marzo 487. Successore di questo è Asterius il quale è presente ai concili di Roma del 501 e del 502. Nel VI secolo i vescovi di Aquino estendono la loro giurisdizione sui territori dei vicini municipi di Fabrateria Nova, Interamna Lirenas e Casinum che evidentemente più hanno risentito della crisi tardoimperiale e degli effetti negativi delle invasioni germaniche e delle guerre gotiche.
I nomi dei successori di Asterius ci sono stati tramandati da Gregorio Magno. Il primo di essi è Constantius (528-561/574), da Gregorio Magno esaltato come un santo col dono della profezia. Durante il suo governo pastorale si verificano importanti avvenimenti: nel 529 la fondazione del monastero di Montecassino da parte Benedetto da Norcia e tra il 535 e il 553 la lunga e devastante guerra greco-gotica che culminerà con la riduzione dell’Italia a provincia bizantina. A Constantius succede il “mulio” Andreas e a questi il “fullo” Iovinus (+590 circa).
Da ricordare per datare meglio la nascita di Aquino, che la via Latina che ne costituiva il decumanus maximus era stata realizzata tra il IV e il III secolo a.C. e che la stessa città “batteva” (coniava e usava) moneta già nel III secolo insieme solo ad alcune città della Campania, quindi già da allora rivestiva un ruolo di grande importanza nell’area laziale-campana; perciò la nascita stessa doveva essere avvenuta molto tempo prima.
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