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LA CHIESA
DELLA MADONNA DELLA LIBERA
La Chiesa della Madonna della Libera è il “monumento” di Aquino e una delle espressioni artistiche più insigni di tutto il circondario, nonché luogo più amato dagli Aquinati.
L’edificio, in puro stile romanico-benedettino, da molti è stato accostato, e qualcuno l’ha definito addirittura una copia, della chiesa abbaziale di Montecassino dell’abate Desiderio, monastero tra l’altro visivamente unito alla chiesa aquinate.
Eretto in un arco di tempo tra il mille e il millecento, il tempio ancora oggi, da svariari studi, presenta molte zone d’ombra nella sua storia, tra queste anche la data esatta dell’edificazione.
E’ stata costruita con il tipico travertino “morbido” locale che molti secoli più tardi sarà usato anche per la costruzione della nuova Cattedrale di Aquino e usando tra l’altro anche il numerosissimo materiale frammentario dei resti degli edifici romani che circondavano il luogo in cui stava sorgendo.
“La più strana accozzaglia di antichità vedesi adoperata nella costruzione di un tempio”.
In effetti, disseminate nelle mura della chiesa, si notano numerosi reperti anche di rilevante interesse archeologico e documentario. Frammenti di marmi di grande dimensioni, epigrafi, metope, cornici, rilievi tombali, alcuni anche nelle pareti interne, conferiscono a tutto l’insieme un’atmosfera di grande suggestione.
Ideata e voluta in un luogo una volta isolato, quasi a far da raccordo tra la città romana e la nuova città medievale che andava nascendo, imponente nel verde che la circondava, in cima ad una altura che si specchiava nel lago sottostante, con ancora tutta la sua imponenza nonostante il luogo non sia più quello di allora benché le costruzioni l’abbiano ormai quasi assediata.
La chiesa sorge su un’alta scalea composta da tre rampe di sette scalini ciascuna e posta proprio di fronte al sito dell’antica Aquinum.
L’ultimo ripiano che precede il piano d’ingresso, in una sistemazione degli anni quaranta, è stato trasformato in un breve tratto di via romana, con basole disperse dell’attigua via Latina; il piano d’ingresso invece è disseminato, presumibilmente già dall’espoca della costruzione, da numerosi massi con incise “tabulae lusoriae” un gioco molto in voga nell’antica Roma, molto simile all’attuale “tris”.
Su questo piano d’ingresso si innalzano i pilastri di un grandioso portico a tre arcate che hanno per base pezzi di cornicione, quasi sicuramente provenienti dall’edificio del Capitolium come anche i capitelli dei contropilastri costituiti da frammenti di un ricco soffitto a cassettoni.
Solo da poco e solo attraverso la visione di alcune stampe dell’inizio del secolo scorso (‘800), si è scoperto che il portico è un’aggiunta ottocentesca, ben inserita nell’insieme, tanto da mimetizzarsi anche agli occhi dei più attenti studiosi.
Ottocentesco è anche il rosone posto al centro della facciata nel punto prima occupato da una grande bifora.
La parete della facciata, a sinistra, è occupata dal campanile la cui base è quasi interamente costituita da marmi di spoglio, fatto questo che in passato ha spinto molti a supporre che fosse parte di un tempio romano, ipotesi oggi respinta dai più.
Il grandioso portale centrale, di maestosa e solenne bellezza, ha per stipiti uno stupendo fregio romano della lunghezza complessiva di circa sette metri costituito da foglie d’acanto in rilievo.
Sopra il portale, all’interno di un arco marmoreo a tutto sesto, vi è un mosaico di stupefacente armonia.
Di stile bizantino, il mosaico è sicuramente posteriore di alcuni decenni alla costruzione della chiesa.
Vi è raffigurata la Vergine con il Bambino in braccio e due verdi palme ai lati. A destra e a sinistra della Madonna, da due sepolcri, fuoriescono i volti di Ottolina e Maria, identificate per due componenti della famiglia dei Conti d’Aquino. A sinistra si notano le lettere V F (votum fecit). Le teste delle due donne sono cinte da veli.
Qualcuno ha voluto vedere in queste due nobildonne coloro che “per voto” hanno fatto costruire l’edificio, qualcun altro più semplicemente solo quelle che hanno voluto il mosaico. Alla base dello stipite di sinistra, forse perché il rilievo d’acanto non era sufficiente, è inserita una lastra marmorea con un’epigrafe a carattere romano-longobardo in cui si legge; “+Aula dei Genitrix Inchoata Moderna”, scritta che ha sempre costituito un vero rompicapo per tanti che l’hanno studiata e che ancora non sono riusciti a ben interpretare.
Il portale destro, molto più semplice, ha nell’architrave rosette decorative e nella lunetta un affresco molto sbiadito, raffigurante la Madonna con Bambino e santi.
L’interno, molto suggestivo e austero, è a tre navate divise da pilastri quadrati con tre absidi semicircolari.
Un imponente arco trionfale anch’esso poggiato su pilastri culminanti con frammenti di cornicione romano che fungono da capitelli, introduce al transetto. Al centro vi è l’altare maggiore costituito da un sarcofago romano in marmo.
Sullo sfondo della parte della navata di destra si notano tracce di affreschi che molto tempo fa probabilmente dovevano ricoprire tutta la parete e che sono stati cancellati dalle intemperie, dato che la chiesa per diversi secoli è rimasta abbandonata e per di più senza tetto. Fra i colori quasi scomparsi, si nota un bellissimo volto di Madonna.
Le vetrate poste nell’apertura dell’abside centrale e nel rosone della facciata, sono moderne e vi sono state installate alcuni anni fa.
La prima raffigura la Madonna della Libera titolare del Santuario, la seconda una grande colomba simbolo dello Spirito Santo.
All’esterno del tempio, sull’ultimo tratto di strada che conduce all’ingresso, sono posti alcuni sarcofaghi, il che ha fatto supporre che quel sito un tempo, fosse sede di una necropoli romana.
Nel 2000 è stato completato il progetto di restauro e sistemazione dell’area circostante, in occasione del Giubileo del 2000, realizzato dall’Amministrazione Comunale.
Il progetto ha consentito ulteriori conoscenze sul tempio, in primo luogo la scoperta di diverse tombe al di sotto dell’area pavimentale, e le tracce di altre strutture, probabilmente di una preesistente chiesa più piccola di quella attuale, e di diverse tracce anche se molto modeste, di pavimentazione cosmatesca, il che offre ulteriore conferma all’ipotesi di una pavimentazione di questo tipo, del tutto simile quindi alla chiesa di Montecassino dell’abate Desiderio, di cui si è detto prima.
In più, la sistemazione, ha previsto maggiore spazio “vitale” per la “nostra” chiesa.
E’ stata pavimentata e chiusa alle auto la strada di accesso al maestoso porticato e si è dato maggior risalto, sollevandoli dal piano stradale, ai sarcofaghi sistematevi da tempo, per cui anche l’accesso ai fedeli e ai visitatori è stato reso più funzionale e più adeguato ad un migliore “avvicinamento” alla chiesa.
In più lo stesso Comune ha reso possibile quello che da sempre è stata una sentita “aspirazione” di tanti, la sistemazione e la fruibilità dell’area contigua dell’arco di Marcantonio, l’eccezionale monumento onorario del 1° secolo avanti Cristo.
L’area infatti, è stata acquisita e sistemata a giardino creando un effetto unitario con la chiesa, già molto apprezzato e che ha lasciato piacevolmente sorpresi gli stessi aquinati, che in gran parte non conoscevano questo angolo così suggestivo della loro città.
In tal modo, con la sistemazione di questo importante complesso monumentale, di quello che lo fronteggia costituito dalla Via Latina e dalla porta di San Lorenzo, del museo della città ormai pronto, con la ristrutturazione del borgo medievale e la realizzazione del parco monumentale-naturalistico del Vallone di Aquino, ha ormai preso forma l’Aquino del 2000, che ha posto in primo piano il recupero e la valorizzazione della sua memoria storica e dei resti che ci ha lasciato e che sono giunti sino a noi.
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